Nasce il 3 gennaio 1892 in quello che all’epoca era lo Stato Libero dell’Orange e che oggi prende il nome di Sudafrica. All’età di tre anni si trasferisce in Inghilterra in un sobborgo di Birmingham: Sarehole dove, un anno dopo, all’età di quattro anni, rimane orfano del padre Arthur Reuel (morto a causa di febbri reumatiche), il quale era rimasto in terra Africana.
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Padre Francis Xavier Morgan |
Il piccolo John, seppur grandemente amato da padre Morgan, si trova solo e persino odiato dai suoi unici parenti rimasti a causa della conversione al cattolicesimo della sua famiglia. La più grande sicurezza di Tolkien è però riposta in Colui il quale ama i deboli ed i perseguitati a causa della vera fede: si forma al Catechismo e soprattutto al servizio dell’altare come chierichetto, dove trova caldo ristoro dalle numerose difficoltà della sua vita.
Sotto la guida del sacerdote, John dimostrò eccelse capacità nelle lingue latina e greca e altre tra cui il gotico e l’antico finnico. Grazie alla sua passione per le lingue già in questo periodo giovanile iniziò a lavorare ad una lingua tutta sua.
A diciotto anni si innamora di Edith Bratt, una giovane ragazza di tre anni più grande di lui. Padre Morgan però gli impedisce di vederla e di scriverle fino a che non avesse compiuto ventuno anni. In questi anni si immerge totalmente nello studio della letteratura classica e dell’inglese antico e compiuti i ventuno anni libera finalmente il proprio sentimento per Edith.
Nel 1915 ottiene il titolo di Bachelor of Arts all’Exter College di Oxford, dove lo studio gli è stato possibile grazie ad una borsa di studio vinta nel 1910.
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Edith e John |
Finita la guerra prosegue gli studi all’Exter College, dove nel 1919 ottiene il titolo di Master of Arts, grazie al quale nel 1921 viene nominato docente di Lettere all’università di Leeds. Già da parecchi anni John stava lavorando a numerosi tentativi poetici, tra cui quelli che saranno i Racconti perduti, un’antologia di racconti fantasy ambientati nella Terra di Mezzo che rimasero inediti fino al 1983, dieci anni dopo la sua morte. Tre anni dopo nasce il terzo figlio della famiglia Tolkien, Cristopher, seuito da Priscilla, la quartogenita.
Durante il periodo in cui insegna filologia anglosassone all’università di Oxford (dal 1925) conosce e stringe una profonda amicizia con Clive Staples Lewis, che sarà autore de Le Cronache di Narnia. John e Clive fondano in questi anni il circolo degli Inklings, al quale nel tempo si aggiunsero anche altri autori, tra i quali anche il figlio Cristopher.
Nel decennio tra il 1920 ed il 1930 John fa scorrere fervida la sua immaginazione nella stesura di numerosi testi, suddivisi fondamentalmente in due categorie: i racconti destinati alla lettura dei propri figli e le mitologie del suo mondo. L’anello di congiunzione tra di esse arrivò improvvisamente quando alla fine degli anni venti, in una calda giornata estiva, su un foglio bianco scrisse: « In un buco nel terreno viveva uno hobbit». Totalmente ignaro della ricchezza dei testi che avrebbe da lì in poi prodotto, Tolkien aveva appena scritto la prima frase de Lo Hobbit, opera che verrà pubblicata nel 1937.
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La Terra di Mezzo |
Oggi i due sposi riposano insieme nel cimitero di Wolvercote, sepolti sotto una lapide che riporta i loro nomi e rispettivamente i nomi di Lúthien e Beren, protagonisti della romantica storia Il Silmarillion, fattivi incidere da John prima della sua morte.
John Ronald Reuel Tolkien passa così alla storia non solo come scrittore, ma come un vero e proprio inventore e creatore. Le opere nate dalle sue mani trasudano la sua fede da ogni lettera, rendendo impossibile non leggerle per quello che sono, ovvero un immenso e profondissimo trattato di teologia.
Le pagine dei suoi scritti riescono ancora oggi, dopo quasi un secolo dalla loro prima pubblicazione, a comunicare in modo superlativo a tutto il mondo quei valori trasmessigli dalla madre Mabel e dal padre Morgan, e che a sua volta ha trasmesso insieme alla moglie Edith ai suoi quattro figli.
Vogliamo chiudere questo breve articolo introduttivo alla figura di Tolkien con il testo di una lettera che egli stesso ha scritto al figlio Michael:
«Al di là di questa mia vita oscura, tanto frustrata, io ti propongo l’unica grande cosa da amare sulla terra: i Santi Sacramenti. Qui tu troverai avventura, gloria, onore, fedeltà e la vera strada per tutto il tuo amore su questa terra, e più di questo: la morte. Per il divino paradosso che solo il presagio della morte, che fa terminare la vita e pretende da tutti la resa, può conservare e donare realtà ed eterna durata alle relazioni su questa terra che tu cerchi (amore, fedeltà, gioia), e che ogni uomo nel suo cuore desidera»2