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Potere temporale

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Epistola a Diogneto, 5.1-17
«I cristiani non si distinguono dagli altri uomini, né per territorio, né per lingua, né per vestiti. Essi non abitano città loro proprie, non usano un linguaggio particolare, né conducono uno speciale genere di vita. La loro dottrina non è conquista di genio irrequieto d’uomini indagatori; né professano, come fanno alcuni, un sistema filosofico umano. Abitando in città greche o barbare, come a ciascuno è toccato in sorte, ed adattandosi agli usi del paese nel vestito, nel cibo e in tutto il resto del vivere, danno esempio di una loro forma di vita sociale meravigliosa, che, a confessione di tutti, ha dell’incredibile. Abitano la loro rispettiva patria, ma come gente straniera; partecipano a tutti i doveri come cittadini, e sopportano tutti gli oneri come stranieri. Ogni terra straniera è patria per loro, e ogni patria è terra straniera. Si sposano come tutti gli altri e generano figli, ma non espongono i neonati. Hanno comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Passano la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro tenore di vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti sono perseguitati. Non sono conosciuti e sono condannati; si dà loro la morte, ed essi ne ricevono vita. Sono poveri e fanno ricchi molti; sono privi di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nel disprezzo trovano gloria; si fa oltraggio alla loro fama, e si aggiunge testimonianza alla loro innocenza. Insultati, benedicono; si insolentisce contro di loro, ed essi trattano con riverenza. Fanno del bene. E sono puniti come dei malfattori; e puniti, godono, quasi si dia loro vita. I Giudei fanno loro guerra come razza straniera e gli Elleni li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire il motivo del loro odio»
Tags: Potere temporale, Cristiani, Persecuzioni
Riguardo: Patrologia
sant'Agostino d'Ippona, Lett. CLXXXV, 19~20
««Orbene, in qual modo i sovrani possono servire Dio col timore se non col proibire e punire con religiosa severità i reati commessi contro i suoi comandamenti? Infatti un re serve Dio in due modi diversi: in quanto uomo lo serve vivendo fedelmente, in quanto invece è anche re lo serve promulgando e facendo osservare con opportuno rigore leggi che prescrivono ciò ch'è giusto e proibiscono il contrario. [...] I re dunque, come tali, servono Dio quando, per ubbidirgli, fanno ciò che solo i re possono fare.Dopo ch'è cominciata ad avverarsi la predizione della Sacra Scrittura: "E lo adoreranno tutti i re della terra, tutte le genti lo serviranno" (Ps. LXXI, 11), bisognerebbe aver perduto il cervello per suggerire ai sovrani: "Non preoccupatevi di sapere da chi nel vostro Stato viene difesa o combattuta la Chiesa del vostro Signore; non v'importi di sapere chi vuol essere adoratore di Dio o idolatra"».»
Tags: Sovrano cristiano, Potere temporale, Re, Politici, Politica
Riguardo: Patrologia
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