Il canonico Hennequin di Liegi si premurò di far pervenire questa dissertazione ai Re di Spagna, di Portogallo e di Sardegna, all'Imperatrice Maria Teresa, al Principe Carlo di Lorena, ai Duchi di Parma e di Toscana, ai Prìncipi-elettori di Colonia e di Treviri. Anche il Cardinale Castelli la distribuì a tutti i Ministri delle potenze rappresentate a Roma.
Riportiamo di seguito uno stralcio di questo libretto, con il decalogo «di alcune massime concernenti al buon governo del Regno, sì che tutto ridondi in gloria di Dio e del Re ed in bene de' sudditi»:
1. Il buon Principe per ben governare tiene sempre Dio avanti gli occhi, e preferisce gl'interessi della divina gloria ad ogni ragione di Stato.
2. Il buon Principe si dimostra nemico delle adulazioni ed ama chi gli dice la verità, e vuole che ciò tutti sappiano. Enrico IV, Re di Francia, domandato perché amasse tanto Monsignor di Genevra [Ginevra] ch'era San Francesco di Sales, rispose: Io l'amo perché Monsignor di Genevra [Ginevra] non mi adula.
3. Usa la giustizia con tutti, senza passione e senza parzialità.
4. Prima di risolvere gli affari di conseguenza [d’importanza] pone tutto ad esame tra se stesso [esaminare se stesso].
5. In tutte le cose dubbie o dove può capirvi [contenersi] dubbio si consiglia co' prudenti.
6. Perciò usa tutta la cautela in elegger [scegliere] Consiglieri savj e di retta coscienza.
7. Dopo che si è consigliato ed ha stimato buono il consiglio dee [deve] star forte [costante] in farlo eseguire, sempreché non gli si affacci altra ragione chiara in contrario; il rivocarsi [revocare] con giusta ragione non è debolezza, ma è prudenza degna di lode.
8. Nel sentir lodare od accusare alcuno, sia tardo a credere; e consideri, se colui che gli parla gli parli per qualche fine di proprio interesse.
9. Il buon Principe poi procura indurre i sudditi a viver bene più col buon esempio che colla forza: perocché [giacché] il buon esempio
del Principe vale più a muovere i vassalli che quello di mille privati [persone comuni].
10. Non è solo officio [dovere] del Vescovo, ma anche del Sovrano, promuovere tra' vassalli gli esercizj [pratiche] di divozione e l'onore di Dio. Dicono alcuni che nel mondo bisogna aver fortuna; la pietà [religiosità] verso Dio è quella che fonda la vera fortuna di ognuno e specialmente de' Prìncipi. È certo che ogni prosperità o avversità dipende da Dio, che dispone il tutto; onde niuno può sperare miglior fortuna nella presente vita, se non colui che colla sua pietà [religiosità] si rende più caro a Dio. Il Signore si prende a cuore l'ingrandimento di quei Prìncipi che soprattutto hanno a cuore la gloria di Dio. In somma un Sovrano che vuol ben governare il suo Regno temporale dee [deve] vivere in modo che si renda ben degno di meritar l'eterno [il Regno eterno del Paradiso].
2. Il buon Principe si dimostra nemico delle adulazioni ed ama chi gli dice la verità, e vuole che ciò tutti sappiano. Enrico IV, Re di Francia, domandato perché amasse tanto Monsignor di Genevra [Ginevra] ch'era San Francesco di Sales, rispose: Io l'amo perché Monsignor di Genevra [Ginevra] non mi adula.
3. Usa la giustizia con tutti, senza passione e senza parzialità.
4. Prima di risolvere gli affari di conseguenza [d’importanza] pone tutto ad esame tra se stesso [esaminare se stesso].
5. In tutte le cose dubbie o dove può capirvi [contenersi] dubbio si consiglia co' prudenti.
6. Perciò usa tutta la cautela in elegger [scegliere] Consiglieri savj e di retta coscienza.
7. Dopo che si è consigliato ed ha stimato buono il consiglio dee [deve] star forte [costante] in farlo eseguire, sempreché non gli si affacci altra ragione chiara in contrario; il rivocarsi [revocare] con giusta ragione non è debolezza, ma è prudenza degna di lode.
8. Nel sentir lodare od accusare alcuno, sia tardo a credere; e consideri, se colui che gli parla gli parli per qualche fine di proprio interesse.
9. Il buon Principe poi procura indurre i sudditi a viver bene più col buon esempio che colla forza: perocché [giacché] il buon esempio
del Principe vale più a muovere i vassalli che quello di mille privati [persone comuni].
10. Non è solo officio [dovere] del Vescovo, ma anche del Sovrano, promuovere tra' vassalli gli esercizj [pratiche] di divozione e l'onore di Dio. Dicono alcuni che nel mondo bisogna aver fortuna; la pietà [religiosità] verso Dio è quella che fonda la vera fortuna di ognuno e specialmente de' Prìncipi. È certo che ogni prosperità o avversità dipende da Dio, che dispone il tutto; onde niuno può sperare miglior fortuna nella presente vita, se non colui che colla sua pietà [religiosità] si rende più caro a Dio. Il Signore si prende a cuore l'ingrandimento di quei Prìncipi che soprattutto hanno a cuore la gloria di Dio. In somma un Sovrano che vuol ben governare il suo Regno temporale dee [deve] vivere in modo che si renda ben degno di meritar l'eterno [il Regno eterno del Paradiso].