Adamo ed Eva, da poco posti da Dio nel Giardino, dopo aver conosciuto gli altri animali si trovano a confrontarsi con un nuovo personaggio: il Serpente. Egli, ci dice il narratore, era «il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto» (Gen 3, 1). L’astuzia è la qualità del sotterfugio e dell’inganno, subito contrapposta all’ingenuità dei due uomini, che infatti si trovano nudi e vulnerabili.
Nel testo ebraico originale, grazie ad un suggestivo gioco di parole, la contrapposizione tra l’astuzia del Serpente e l’ingenuità degli uomini è ancora più evidente: il Serpente è «ārûm», che significa appunto «astuto», mentre gli uomini sono «‘ărûmmîm», ovvero «nudi».
Quando Dio viene censurato
L’astuzia del Serpente si mostra fin da subito, e si manifesta come censura delle parole di Dio.Il messaggio di Dio si compone infatti di tre parti:
- Il Dono: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino» (Gen 2, 16)
- Il Limite: «Ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare» (Gen 2, 17a)
- La Ragione del limite: «Perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire» (Gen 2, 17b)
Il serpente disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di alcun albero del giardino"?»La tattica del Serpente è quindi chiara: riportare solo alcune delle parole pronunciate da Dio e – come vedremo adesso – stravolgerne il significato.
(Gen 3, 1b)
«Puoi» o «non puoi»?
Le parole del Serpente risultano familiari ad Eva. Le parole usate sono le stesse di Dio, ma il loro significato viene totalmente capovolto:Dio (Gen 2, 16) | Serpente (Gen 3, 1) | |
«Tu potrai mangiare | → | «Non dovete mangiare |
di tutti gli alberi del giardino» | → | di alcun albero del giardino» |
Dio: | Tu potrai mangiare | di tutti gli alberi del giardino |
Serpente: | Non dovete mangiare | di alcun albero del giardino |
Anche senza conoscere l’ebraico, salta subito all’occhio che le parole del Serpente sono praticamente uguali a quelle di Dio (le differenze sono sottolineate):
Dio: | מכל עץ־הגן אכל תאכל |
Serpente: | מכל עץ־הגן לא תאכלו |
Il Serpente vuole muoversi su un terreno che ad Eva risulti familiare, così da mascherare il suo inganno. Le sue parole risuonano nei ricordi di Eva, e le sembrano uguali a quelle udite da Dio, così che l’inganno non venga del tutto smascherato e possa insinuarsi con maggiore efficacia nel cuore di Eva.
Il limite diventa il centro
Grazie alla tattica del Serpente, l’albero della conoscenza del bene e del male diventa l’argomento principale della conversazione. L’attenzione si sposta dal dono al limite, tanto che André Wenin, professore di Esegesi biblica, descrive così la nuova situazione di Eva: «L’albero proibito occupa tutto il posto e diventa esattamente l’albero che nasconde la foresta di tutti quelli che sono stati donati»1.È così che la donna cade nella trappola del Serpente e rispondendo alla domanda del Serpente commette lo stesso errore:
«Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete"»La strategia del Serpente ha funzionato: Eva vive ormai in una realtà distorta. Ad occupare il centro del Giardino, infatti, non era l’albero proibito, quello della conoscenza del bene e del male, bensì era l’albero della vita, di cui Adamo ed Eva potevano nutrirsi a volontà.
(Gen 3, 2-3)
«Il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male»Eppure la percezione di Eva è totalmente diversa: per lei è il limite ad essere divenuto il centro.
(Gen 2, 8-9)
Tuttavia la distorsione della realtà non si ferma a questo: Eva, ormai, percepisce Dio non più come colui che dona, ma come colui che vieta, e perciò esalta il divieto all’ennesima potenza. Dio, infatti, non aveva vietato di toccare l’albero della conoscenza del bene e del male, eppure Eva esalta il suo divieto e lo rende ancora più stringente vietandosi anche di toccarlo.
Il modo giusto di vivere Dio
Il messaggio che vuole trasmettere il narratore biblico attraverso questo racconto è quindi che uno dei modi in cui il male agisce nel cuore dell’uomo è quello di distorcere la realtà: di trasformare Dio da donatore a tiranno e di far diventare i suoi divieti il centro dell’esperienza di fede.I cristiani sono invece chiamati a sperimentare anzitutto i «sì» di Dio, ponendo al centro la sua Grazia anziché i suoi divieti, perché tutti i limiti, come gli argini di un fiume, non privano dei piaceri della vita, bensì servono a condurli al bene della pienezza senza che vadano dispersi.