Il culto dello sport in sé (forza,competizione, superiorità genetica, ecc.) è condannato dalla Chiesa come una forma di paganesimo o è riconosciuto come una via per migliorare se stessi secondo il detto «mens sana in corpore sano»?
Risposta:
Lo sport è un'attività orientata alla distrazione, al diver-timento: alla divergenza dalle attività ordinarie. San Tommaso identifica infatti nel gioco un «ristoro dell'anima»:
Quando l'anima si occupa oltre misura in qualche lavoro, sente lo sforzo e la fatica. [...] Ora, come la fatica fisica si smaltisce con il riposo del corpo, così la fatica dell'anima deve smaltirsi con il riposo dell'anima. Ma il riposo dell'anima è il piacere [...]. Quindi per lenire la fatica dell'anima bisogna ricorrere a un piacere, interrompendo la fatica delle occupazioni di ordine razionale. [...] Ora, le parole e gli esercizi in cui si cerca soltanto la distensione dell'animo vengono detti scherzosi, o giocosi. È quindi necessario ricorrere ad essi a ristoro dell'anima
Tuttavia, come afferma Cicerone (De off. 1, 29): «come ai fanciulli non diamo ogni libertà nel gioco, ma solo quella che non si scosta dall'onestà , così anche nel nostro gioco deve brillare la luce dell'animo retto». Infatti il gioco deve essere regolato nella misura adeguata affinché «l'anima non abbandoni del tutto la sua gravità » (S.Th.): all'anima deve essere sempre riconosciuto il suo peso e la sua grande importanza. Nell'articolo seguente (S.Th. II-II, q.168, a.3) l'Aquinate afferma che «l'eccesso del gioco sta nel non rispettare la regola della ragione». Il corretto uso del divertimento prende il nome di ευτραπελια (eutrapelia).
Lo sport è un'attività profondamente pedagogica: allena la disciplina, la costanza e la forza di volontà ; tutte virtù applicabili anche alla sfera spirituale.
La Chiesa perciò riconosce il grande valore dello sport per il bene dell'uomo e lo promuove in vari modi.
In Cassiano [Coll. 24, 21] si legge che S. Giovanni Evangelista, essendosi alcuni scandalizzati per averlo trovato mentre giocava con i suoi discepoli, comandò a uno di loro, che aveva un arco, di lanciare una freccia. E avendo costui fatto questo più volte, gli domandò se poteva ripetere di continuo quel gesto. L'arciere rispose che in tal caso l'arco si sarebbe spezzato. E allora S. Giovanni replicò che anche l'animo si spezzerebbe se non gli fosse mai concesso un po' di riposo.