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Praticare sport è contro il Vangelo?

Davide Damiano / 10 Apr
3 minuti di lettura
Domanda:
Il culto dello sport in sé (forza,competizione, superiorità genetica, ecc.) è condannato dalla Chiesa come una forma di paganesimo o è riconosciuto come una via per migliorare se stessi secondo il detto «mens sana in corpore sano»?

Risposta:
Lo sport è un'attività orientata alla distrazione, al diver-timento: alla divergenza dalle attività ordinarie. San Tommaso identifica infatti nel gioco un «ristoro dell'anima»:
Quando l'anima si occupa oltre misura in qualche lavoro, sente lo sforzo e la fatica. [...] Ora, come la fatica fisica si smaltisce con il riposo del corpo, così la fatica dell'anima deve smaltirsi con il riposo dell'anima. Ma il riposo dell'anima è il piacere [...]. Quindi per lenire la fatica dell'anima bisogna ricorrere a un piacere, interrompendo la fatica delle occupazioni di ordine razionale. [...] Ora, le parole e gli esercizi in cui si cerca soltanto la distensione dell'animo vengono detti scherzosi, o giocosi. È quindi necessario ricorrere ad essi a ristoro dell'anima

Tuttavia, come afferma Cicerone (De off. 1, 29): «come ai fanciulli non diamo ogni libertà nel gioco, ma solo quella che non si scosta dall'onestà, così anche nel nostro gioco deve brillare la luce dell'animo retto». Infatti il gioco deve essere regolato nella misura adeguata affinché «l'anima non abbandoni del tutto la sua gravità» (S.Th.): all'anima deve essere sempre riconosciuto il suo peso e la sua grande importanza. Nell'articolo seguente (S.Th. II-II, q.168, a.3) l'Aquinate afferma che «l'eccesso del gioco sta nel non rispettare la regola della ragione». Il corretto uso del divertimento prende il nome di ευτραπελια (eutrapelia).

Lo sport è un'attività profondamente pedagogica: allena la disciplina, la costanza e la forza di volontà; tutte virtù applicabili anche alla sfera spirituale.
La Chiesa perciò riconosce il grande valore dello sport per il bene dell'uomo e lo promuove in vari modi.

In Cassiano [Coll. 24, 21] si legge che S. Giovanni Evangelista, essendosi alcuni scandalizzati per averlo trovato mentre giocava con i suoi discepoli, comandò a uno di loro, che aveva un arco, di lanciare una freccia. E avendo costui fatto questo più volte, gli domandò se poteva ripetere di continuo quel gesto. L'arciere rispose che in tal caso l'arco si sarebbe spezzato. E allora S. Giovanni replicò che anche l'animo si spezzerebbe se non gli fosse mai concesso un po' di riposo.

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